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HOT CROSS CHOCOLATE BUNS

L’inchiostro verde crea giardini, selve, prati,
fogliami dove cantano le lettere,
parole che son alberi.

Octavio PazPrimavere e pastiere

Ecco ci risiamo. La stagione che apprezzo di meno è entrata a gamba tesa in questi giorni ormai pieni di luce. Le giornate sono più lunghe, all’ora di pranzo ci sono già quasi quaranta gradi, il giardino intorno a me è un tripudio di fiori, margherite, boccioli ed api. Io ho sonno, stramaledattamente sonno. Se potessi mi infilerei sotto le coperte di questa stagione per risvegliarmi direttamente in estate, sotto il sole cocente e con una distesa di mare davanti ai miei occhi.

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CROSTATA MORBIDA CON CONFETTURA DI ARANCE E CORBEZZOLI

Sono una grande dilettante nell’arte della vita, decisa a succhiare la mia arancia, e poi subito via come una vespa se il boccio su cui riposo appassisce.

(Virginia Woolf)

Inverno

Avevo una voglia matta di Inverno e Mirca, questo Natale, ha pensato bene di regalarmelo. Era tutto lì racchiuso in una scatola piena zeppa di vasetti che profumavano di buono: arance e corbezzoli, piccoli scrigni color del sole alla portata di un cucchiaino. Le nostre conversazioni iniziano sempre con un “che vogliamo fare Dè?”, ma in quella domanda apparentemente a risposta multipla, so bene che Mirca ha già in serbo una risposta sola ed in genere è anche una sorpresa.

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SIMIL CANTUCCI ALLA ROSSA D’INVERNO

Troverai di più nei boschi che nei libri.

San Berbardo

Dunque, da dove comincio ?

Dunque, da dove comincio… Proprio così mi ha scritto Mirca, quando le ho chiesto di raccontarmi come le fosse venuto in mente di unire le arance moro alle bacche di biancospino e poi, da questa unione, di ricavarne una confettura. Ed è proprio la stessa cosa che ho pensato io qualche istante fa, mentre a mia volta mi accingevo a raccontarvi di lei, delle sue avventure nei boschi e del mo(n)do in cui ci siamo conosciute. Così che,  accomunate dalla stessa inquietudine iniziale ho ritenuto possibile, per amor del vero e di un certo spirito giornalistico che tra queste righe intendo mantenere, si potesse iniziare un articolo con una domanda.

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CROSTATA ARROTOLATA CON CANNELLA, CIOCCOLATO E MARMELLATA DI ARANCE

Napul’é …

E’ tardi. Tardissimo. L’ora di pranzo è passata da un pezzo ed io ancora non mi destreggio girando a vuoto con l’auto in cerca di parcheggio in questo popoloso e affollato quartiere di Roma. Sono in terribile ritardo, continuo a ripetermelo, mentre con la mente passo in rassegna l’intera mattinata, trascorsa e non ancora finita tra le follie di certi cliente e il traffico congestionato. E’ tardi e mi mancano ancora due appuntamenti.

E’ troppo tardi. Vorrei rincasare, ma ho ancora due incontri da rispettare. Per farmi forza, tra lo stomaco che brontola e le gambe che ormai trascino come due pesanti macigni, cerco di riassaporare le immagini del weekend appena trascorso ad Assisi. Faccio uno sforzo grande per cercare di rivedere le sue strade solitarie e silenziose, le sue pietre antiche e i pochi viandanti che, a dispetto di qui, passeggiano con calma tra una chiesa e l’altra. Ma il ricordo più imperioso delle ore passate incolonnata sulla tangenziale si fa strada con prepotenza anche se adesso, finalmente, riesco a fermare l’auto. Così scendo: trafelata e arrabbiata: questo dicembre non me lo sto godendo, troppo lavoro, troppa stanchezza, troppe giornate storte. Intanto alla radio, mentre spengo il motore, passano una canzone di Pino Daniele.

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CROMÌE | ORANGE (BLOOD ORANGES’ CRÈME CARAMEL)

[…] Anima,
fatti color d’arancia!
Anima,
fatti color d’amore!                                                                                                     (Federico Garcia Lorca)

Sono arrivati due regali inaspettati in questi giorni. Fiocchi di neve immacolata e cieli rosa da riempirsene gli occhi e una cassetta profumata, pesante, di arance rosse color del sole. Così mentre questi ultimi giorni di Febbraio si tingevano di bianco e silenzio, nella luce bigia della mia cucina si faceva spazio prepotente e violento il colore delle arance, con il loro profumo della mia terra e qualche ricordo troppo sbiadito di tanto tempo fa. E’ bastato spaccarne una, a metà, superare la prima iniziale resistenza della buccia e affondare con la lama nella polpa succosa, per scoprire che uno spicchio di sole era rinchiuso proprio lì, nel cuore di quel frutto. Io che quel sole lo amo, che di quel sole, vivrei scalza e arrostita per trecentosessantacinque giorni all’anno. E mentre il silenzio della neve riempiva tutti gli spazi bianchi tra strade e palazzi, una luce arancione esplodeva prepotente.

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