SWEET

TRECCIA AL BURRO E MIELE

Il pane, il latte e il burro sono di venerabile antichità. Hanno il sapore del mattino del mondo.
J.H. Leigh Hunt

Qualche giorno fa c’è stato un compleanno palindromo, con un cielo palindromo, per i miei, appena compiuti,  44 anni anch’essi palindromi. La giornata si è aperta così come si è conclusa, con la stessa treccia al burro. Consumata a colazione appena dopo averla sfornata, con un bicchiere di latte caldo e un velo di marmellata sopra e terminata a cena con le fette rimanenti appena bruscate e farcite con formaggi e crudo di Parma. È stato proprio un bel modo di festeggiare. E’ stato un bel modo, a 44 anni, di riscoprire quanto mi piaccia il burro.

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CROSTATA ARROTOLATA CON CANNELLA, CIOCCOLATO E MARMELLATA DI ARANCE

Napul’é …

E’ tardi. Tardissimo. L’ora di pranzo è passata da un pezzo ed io ancora non mi destreggio girando a vuoto con l’auto in cerca di parcheggio in questo popoloso e affollato quartiere di Roma. Sono in terribile ritardo, continuo a ripetermelo, mentre con la mente passo in rassegna l’intera mattinata, trascorsa e non ancora finita tra le follie di certi cliente e il traffico congestionato. E’ tardi e mi mancano ancora due appuntamenti.

E’ troppo tardi. Vorrei rincasare, ma ho ancora due incontri da rispettare. Per farmi forza, tra lo stomaco che brontola e le gambe che ormai trascino come due pesanti macigni, cerco di riassaporare le immagini del weekend appena trascorso ad Assisi. Faccio uno sforzo grande per cercare di rivedere le sue strade solitarie e silenziose, le sue pietre antiche e i pochi viandanti che, a dispetto di qui, passeggiano con calma tra una chiesa e l’altra. Ma il ricordo più imperioso delle ore passate incolonnata sulla tangenziale si fa strada con prepotenza anche se adesso, finalmente, riesco a fermare l’auto. Così scendo: trafelata e arrabbiata: questo dicembre non me lo sto godendo, troppo lavoro, troppa stanchezza, troppe giornate storte. Intanto alla radio, mentre spengo il motore, passano una canzone di Pino Daniele.

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SNOWFLAKES LINZER COOKIES

Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno.

Charles Dickens

E così siamo giunti fino alla Vigilia.

Il tempo è scivolato via con la stessa velocità con cui si percepisce il passaggio dal sonno alla veglia. Un attimo ed è trascorso. In un batter di ciglia si è portato dietro progetti compiuti e incompiuti, sogni e delusioni e l’ennesimo pezzetto di me che proprio per via di questo tempo sfuggente, non tornerà più.

Natale non è uno dei miei periodi più felici. Lo confesso e forse leggendomi in questi anni lo avrete anche capito. Ed è certamente per questo motivo che faccio in modo che lavoro e trambusto quotidiano mi rapiscano i pensieri fino all’ultimo secondo prima di ogni festeggiamento.

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CONSUETUDINI D’AUTUNNO: BROWNIES CASTAGNE E CIOCCOLATO

Come un sentiero d’autunno: appena è tutto spazzato, si copre nuovamente di foglie secche. Franz Kafka

Ogni Autunno che ritorna è come un signore un po’ curvo: se ne rimane lì, tutto stretto e ingolfato nel suo cappotto color del miele e passa piano davanti al mio davanzale. Lo vedo camminare a passo lento, trascinando dietro di sé una grande valigia rettangolare gonfia di foglie, legna da ardere e ricci di castagne. Una valigia piena dei colori d’Autunno che come una magia ad ogni suo passo colora d’oro e ruggine ogni piega della terra.

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BISCOTTI THUMBPRINT CON DULCE DE LECHE

Ognuno lascia la sua impronta nel luogo che sente appartenergli di più.
Haruki Murakami

Ogni tanto mi concedo il lusso di impugnare una penna e scrivere su carta. Mi piace la sensazione leggera con cui la sfera scorre tra le increspature del foglio. Mi diverte seguire con lo sguardo le volute della mia stessa grafia pensando forse di aver lasciato qualche traccia: che sia anche un solo semplice scarabocchio su quel foglio a quadretti che finirà accartocciato.

Delle orme invece ho sempre ammirato la facilità con cui la materia le plasma sotto il proprio peso: un piede che affonda pieno sulla sabbia non del tutto bagnata; le pieghe del cuscino che si stampano sulla guancia, un dito che si trascina sui vetri appannati o il disegno geometrico degli stivali da pioggia, mezzo tagliato, su una pozzanghera secca. Sembra quasi che ogni cosa, anche la più piccola ed infinitesimale sia lì per lasciare una traccia, per farsi vedere.

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