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TIRAMISÚ ALLE FRAGOLE E CIAMBELLINE SENZA GLUTINE

Una fotografia non è né catturata né presa con la forza. Essa si offre. È la foto che ti cattura.

(Henri Cartier-Bresson)

Luce di una cucina.

Nella mia vecchia casa avevo una bella cucina. Avevo scelto un marchio prestigioso per arredarla anche se a tutti gli effetti era un ambiente piccolo con una sola parete utilizzabile. La consideravo una bella cucina perchè aveva una grande porta finestra che, a dire il vero affacciava sul vuoto,  ma la illuminava tutta con una calda luce da Sud. Col tempo però si era riempita di oggetti e cianfrusaglie a discapito di spazio e mobilità, tanto che ormai cucinare o fotografare era diventata una corsa ad ostacoli. Il mio peggior bonus scomodità. Ma la luce che aveva, sia col sole, che con la pioggia, la porto ancora nel cuore ed è lì, in quell’ambiente che ho scattato le mie vecchie foto migliori.

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TRECCE DI SFOGLIA CON CACAO E GOCCE DI CIOCCOLATO

Le estati volano sempre… gli inverni camminano!

(Charlie Brown, di Charles M. Schulz)Una certa pigrizia domestica

Anche questo inverno sta cedendo il passo alla bella stagione. Il tempo fugge con lui, me ne rendo conto sempre di più studiando cautamente la luce che cambia tra le imposte di casa e ammirando il colore dei miei alberi mutare lentamante. Il limone si sta già tingendo di giallo, l’albicocco presto comincerà a vestirsi di rosa e i due fichi, grandi e maestosi esploderanno a giugno coi loro frutti e quelle foglie larghe e odorose. Il pungitopo e il biancospino invece hanno perso tutte le loro lentiggini rosse. Ogni piccola bacca è caduta, lasciando il posto solo a foglie verdi e qualche spina. Mentre le rose, quelle sì, si preparano ad una fioritura traboccante. E’ arrivata già l’ora di riseminare il verde del prato. Togliere le foglie di lattuga spontanea, tagliare le siepi di alloro e piantare i germogli di quel verde intenso che rischiara gli occchi.

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CINNAMON KNOTS. DI GHIRLANDE, NODI ED ALTRI INTRECCI

L’amore è scambio di abbracci affondati, un bisogno di nodo.
(Erri De Luca)

Qualcuno dice che mi prudano le mani. Qualcun’altro afferma ch’io non riesca a stare ferma, che sia sempre in continuo, frenetico, fermento. La verità è che a me piace fare le cose, sopratutto piace farmele da me. Così non appena si concretizza l’occasione di metter mano a costruire qualcosa, eccomi pronta in prima linea a cimentarmi di mio. Ed è per questo che mi è capitato, in questo Dicembre di già agli sgoccioli, di rimanere indaffarata a realizzare nodi e intrecci di ogni sorta.

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CIAMBELLINE AL VINO, CON FARINA DI FARRO E SUCCO D’UVA

Strana questa cosa di dare un nome ai fenomeni meteorologici….

Mentre Agosto sgocciola via e le temperature dovrebbero declinare verso più miti consigli, una nuova ondata di correnti calde sembra voler lambire la nostra bella penisola. Così mentre da queste parti già si fantasticava su atmosfere autunnali, meterologi ed esperti del settore accorrevano accaldati alla ricerca del giusto nome con cui designare l’ondata bollente di turno. Ed io me li sono immagnata, tutti lì, seduti alla tavola rotonda di Re Bernacca, col dizionario della mitologia aperto, a fare la spunta su chi ancora non fosse stato snaturato delle proprie gesta eroiche per finire ricordato sulla tavola dei venti. Così dopo Lucifero che certo non poteva presentarsi fresco e riposato, ma soprattutto fresco, e dopo Caronte che con funerea meticolosità ci ha traghettato verso il caldo estivo, ma soprattutto prima ancora che la bella Poppea, assai esperta nell’arte di spegnere vampe, arrivi da queste parti con le sue piogge, fa capolino il monòcolo Polifemo.

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PESCHE E VINO: LA SANGRÌA A MODO MIO

Una brezza leggera e sconosciuta si intrufola timidamente attraverso le tende. L’Estate che sino ad oggi prepotentemente dominava le giornate, sembra aver fatto un passo indietro. Ma la luce del giorno rimane calda, dorata e il cielo terso come pochi.

Di nuvole non ce ne sono, lì. Solo qualche gomitolo bianco, srotolato qua e là, senza un ordine preciso e le cicale, intente a cantare con negligente costanza la loro nenia. La città, finalmente, si è svuotata. Il verde dei prati s’è riempito di siccità, dorata e abbagliante. Il silenzio ha invaso le strade e la periferia. Siamo rimasti solo noi e quel vecchio casale abbandonato, davanti al quale passo spesso.

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