Condanne e schiavitù dei tempi nostri. La più grande fra tutte quella maledetta applicazione chiamata WhatsApp. Iniziamo a parlarne dall’icona. Una cornetta verde che sul mio display si confonde puntualmente con quella reale dell’opzione telefonata. (Ma vabbeh, forse sono io ad avere qualche problema di usability). Un tempo sembrava una valida alternativa ai lentissimi sms, un po’ come passare da un Intercity ad un Freccia Rossa. Il messaggio arrivava in tempo reale e con lui la risposta. Se avevi urgenza e poche cose da comunicare era la svolta. Poi mano a mano, come sempre in questi casi, la storia è degenerata. L’urgenza del comunicare qualcosa è completamente decaduta lasciando il passo alla bieca comunicazione di tutto ciò che è inutile e futile.
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Così è successo che è volato via un anno.
Trecentosessantacinque giorni o poco più son soffiati via in un batter di ciglia, così leggeri e veloci che quasi ci ho messo di più a spegnere questa candelina.
E forse ci ho messo tanto a farlo, chè a me i festeggiamenti piacciono un sacco e sono proprio quel tipo di persona che, con bambinesca goliardìa, fa di ogni occasione quella buona per far baldoria, tirar su un calice pieno di bollicine e addolcirsi la vita con un pezzo di cioccolato.
Mentre tutti vanno, io resto.
Quando tutti tornano, io vado.
Finalmente è arrivato il momento di lasciare la mia bella e assolata Roma, per andarmene anch’io su altri lidi e lì staccare la spina col resto del mondo.
Gli ultimi giorni di agosto sono in genere per me, i giorni più importanti di tutto l’anno. Giorni maliconici nei quali saluto i colori, gli odori e la luce meravigliosa che solo l’estate può regalarmi e mi preparo mentalmente all’inizio di un nuovo anno, con tutte le sue speranze e le mie aspettative.
Questa strana follia di affezionarsi agli oggetti…
Tra qualche giorno sarà finalmente Estate …