La salvezza umana giace nelle mani dei creativi insoddisfatti.”
Martin Luther King
Dietro le quinte
Mi piace essere sincera e voglio essere schietta. Quello che capita nel mio dietro le quinte merita forse qualche menzione e racconto in più di quanto finora non abbia fatto su queste pagine. Poichè: da una parte mi considero una persona creativa, dall’altra invero mi viene solo con forza richiesto di esserlo (visto il mestieraccio che m’è toccato in sorte) e credo quindi di potervi confessare d’esser soltanto un’eterna insoddisfatta.
Tale e tanta è la mia insoddisfazione che cerco di tenermi il più lontana possibile da ogni sorta di gioco alla creazione: che sia un disegno, che sia un progetto, una foto, una torta, un banalissimo schema mentale, perfino l’organizzazione semplice di una giornata. Se posso me ne tengo alla larga. É così e voi lo sapete bene, che sono finita ad annichilire il mio mestiere di architetto, andandomene invece in giro a rilevare le cucine altrui. Ma a me sembra che il destino di un creativo sia inevitabilmente segnato: poichè per quanto uno se ne tenga alla larga avviene sempre qualcosa che lo riporta a vagheggiare idee bellissime e progetti furiosi. Così infatti è stato per questa torta di carote.
Ogni carrots cake che si rispetti.
Ogni torta di carote che si rispetti, ma non chiamiamola così, che per l’amor di Dio sarebbe troppo poco creativo, ogni carrots cake che si rispetti, dicevamo, deve essere: dolce ma non troppo, compatta ed umida al punto giusto, deve accostare alla dolcezza delle carote la granulosità di qualche frutto secco e deve avere per ultimo un bellissimo ed irresistibile color ruggine. Se si trovano insieme tutte queste quattro caratteristiche, si è trovata la ricetta perfetta. A me è capitato di scovarla proprio durante uno dei miei giri d’evasione dall’ansia creativa, mentre mi aggiravo ignara attorno a Castel Sant’Angelo in attesa di un cliente.
L’ho trovata lì, mia carrot cake perfetta, in bella mostra sulla vetrina d’un bar, dove m’ero fermata a fare colazione. E nei giorni a venire ci son tornata apposta, più e più volte, ad assaggiarne una fetta ed un’altra fetta ancora fino a quando non ho dovuto cedere all’inevitabile evidenza che avevo ormai già troppa voglia di prepararne e fotografarne una che fosse tutta mia. Frutto d’una mia creazione.
Un’esperienza creativa devastante
Trovare le dosi, riuscire a metterle a punto ed ottenere quel sapore lì, esattamente come l’avevo già gustato è stato tutto sommato facile, probabilmente perchè di torte di carote nella mia esigua esperienza ne avevo già fatte qualcuna e perchè uno squillo alla mamma, con quel suo ricettario infallibile, ha semplificato di molto le cose. Scattarle una foto, si è rivelato invece, come sempre, un’esperienza creativa devastante.
Mi immagino uno scatto e sembra che quello sia l’istantanea più bella che sia stata mai creata per una torta di carote. Così corro ad allestire il set: lo guardo e riguardo per lunghi istanti, sposto, muovo, cambio, rigiro. Da basso, da sopra, di lato…No, quello non è lo scatto che mi ero figurata, qualcosa non torna. In mente è tutto perfetto, sul campo è pieno di errori. Seppur già depressa, monto la reflex sul cavalletto e comincio a scattare. Guardo attraverso l’obiettivo: forse ho sbagliato, sono stata troppo dura con me stessa, lo scatto è lì, la luce perfetta, l’idea vagheggiata sta invece prendendo forma.
Una, dieci, centomila foto. Ora sono tutte perfette, tutte bellissime. Ho in mano il servizio dell’anno. Il premio Pulitzer per le foto alle torte di carote. Mi metto quindi al pc. Ma qui ricomincia la devastazione: scarico le foto e non ne trovo una che mi piaccia, che mi faccia sospirare, che mi invogli a lavorarla, correggerla, portarla alla luce, come una statua da un pezzo di marmo. Vado a letto distrutta. Ci dormo su. Il giorno dopo, riguardo le foto. Forse sono stata troppo esigente, qualcuna si salva, quella con quella luce lì non è niente male, e quei colori poi. Ritrovo il coraggio e le lavoro tutte, ci scrivo un post, ne pubblico qualcuna e mentre lo faccio già son pentita.
Passa il tempo, a volte qualche giorno, a volte qualche mese. Poi quella foto lì mi ricapita fra le mani. La guardo e penso: ma sta’ foto così bella l’ho fatta veramente io?
RECIPE
dosi per uno stampo da 24 cm
300 g di carote crude
145 g di farina 00
50 g di noci ridotte in polvere
45 g di fecola di patate
195 gr di zucchero di canna
120 ml di olio di semi di girasole
3 uova
buccia grattugiata di 1 limone
1 bustina di lievito per dolci
1 pizzico di sale
zucchero a velo per completare
Prima di tutto pulite le carote, grattando la parte esterna sotto l’acqua corrente e tragliando via le estremità. Inseritele in un mixer tagliate a pezzettini con la buccia di limone e olio di semi. Poi frullate per 5 minuti fino a quando non saranno diventate una crema. Aggiungete quindi le uova alla crema di carote e mescolate con una frusta oppure continuate a frullare con il mixer per pochi attimi. A parte in una ciotola unite la farina, la fecola, lo zucchero, il pizzico di sale e il lievito setacciato. Mescolate per amalgamare gli ingredianti secchi e poi versateci dentro il composto alla crema di carote. Mescolate con una forchetta oppure una frusta a mano fino ad ottenere un composto omogeneo e il vostro impasto sarà pronto. Imburrate il vostro stampo o la vostra teglia, cospargete di pan grattato e/o farina, per ottenere una crosticina più rustica e croccante e infornate a 180° in forno preriscaldato in modalità statica. Fate la prova dello stecchino per verificarne la cottura, ci vorranno circa 40 minuti. Poi estraete, fare raffreddare completamente prima di sformare e infine decorate con zucchero a velo.