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ARISTA DI MAIALE COTTO CON PRUGNE E CASTAGNE

Tutti dovrebbero avere un segreto, un segreto che ti fa sorridere mentre gli altri parlano del niente

(La_vitruviana, Twitter)Le cose che non sapete di me.

Una bella canzone di qualche anno fa recitava più o meno così: Le cose che abbiamo in comune sono quattromilaottocentocinquanta. Le conto da sempre, da quando mi hai detto “Ma dai, pure tu sei degli anni ’60?” Abbiamo due braccia, due mani, due gambe, due piedi ed un solo cervello … Così ogni volta che ascolto quel brano sorrido tra me e me pensando a quanto in fondo possiamo e riusciamo ad essere tutti uguali. Eppure esiste qualcosa che sia tutto mio, strettamente e unicamente mio, ma soprattutto, in questo mondo dedito alla condivisione di tutta una vita, esiste ancora qualcosa che non sapete di me!?

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CIAMBELLINE AL VINO, CON FARINA DI FARRO E SUCCO D’UVA

Strana questa cosa di dare un nome ai fenomeni meteorologici….

Mentre Agosto sgocciola via e le temperature dovrebbero declinare verso più miti consigli, una nuova ondata di correnti calde sembra voler lambire la nostra bella penisola. Così mentre da queste parti già si fantasticava su atmosfere autunnali, meterologi ed esperti del settore accorrevano accaldati alla ricerca del giusto nome con cui designare l’ondata bollente di turno. Ed io me li sono immagnata, tutti lì, seduti alla tavola rotonda di Re Bernacca, col dizionario della mitologia aperto, a fare la spunta su chi ancora non fosse stato snaturato delle proprie gesta eroiche per finire ricordato sulla tavola dei venti. Così dopo Lucifero che certo non poteva presentarsi fresco e riposato, ma soprattutto fresco, e dopo Caronte che con funerea meticolosità ci ha traghettato verso il caldo estivo, ma soprattutto prima ancora che la bella Poppea, assai esperta nell’arte di spegnere vampe, arrivi da queste parti con le sue piogge, fa capolino il monòcolo Polifemo.

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PESCHE E VINO: LA SANGRÌA A MODO MIO

Una brezza leggera e sconosciuta si intrufola timidamente attraverso le tende. L’Estate che sino ad oggi prepotentemente dominava le giornate, sembra aver fatto un passo indietro. Ma la luce del giorno rimane calda, dorata e il cielo terso come pochi.

Di nuvole non ce ne sono, lì. Solo qualche gomitolo bianco, srotolato qua e là, senza un ordine preciso e le cicale, intente a cantare con negligente costanza la loro nenia. La città, finalmente, si è svuotata. Il verde dei prati s’è riempito di siccità, dorata e abbagliante. Il silenzio ha invaso le strade e la periferia. Siamo rimasti solo noi e quel vecchio casale abbandonato, davanti al quale passo spesso.

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