Una brezza leggera e sconosciuta si intrufola timidamente attraverso le tende. L’Estate che sino ad oggi prepotentemente dominava le giornate, sembra aver fatto un passo indietro. Ma la luce del giorno rimane calda, dorata e il cielo terso come pochi.
Di nuvole non ce ne sono, lì. Solo qualche gomitolo bianco, srotolato qua e là, senza un ordine preciso e le cicale, intente a cantare con negligente costanza la loro nenia. La città, finalmente, si è svuotata. Il verde dei prati s’è riempito di siccità, dorata e abbagliante. Il silenzio ha invaso le strade e la periferia. Siamo rimasti solo noi e quel vecchio casale abbandonato, davanti al quale passo spesso.
È costruito su un grosso ritaglio di terra, in quel lembo di città che rimane sospeso tra il confine del centro e la periferia. E ogni volta che ci passo davanti, rallento, con la mia auto, per poterlo guardare, mentre mi domando come riesca a rimanere lì, immobile e inabitato, col suo bel pezzo di campagna in mezzo a luoghi in cui si continua a costuire e affollare. Ogni volta che ci passo davanti, rallento, con la mia auto, e fantastico. E spero sempre di trovarci qualcuno, così gli chiederei: “Scusi me lo vende?”
Lo prendo così com’è, gli direi, con quel suo aspetto solitario e piazzato che, giuro, non tocco. Solo, gli spiegherei, vorrei abitarlo, vorrei prendermene cura. Riempirgli l’anima e scaldargli il cuore. Tra quelle mura di pietra rossa, i pavimenti in cotto tornerebbero ad essere calpestati e le vecchie finestre accomodate ritroverebbero la frescura di qualche tenda bianca, ancora ricamata. I due grossi archi, murati a nuovo, si vede, tornebbero presto all’originario porticato, con panche e tavoli di legno su cui appoggiare ceste di frutta fresca e arrangiare cene all’ombra di un tramonto e del buon vino rosso. Solo il filo spinato scomparirebbe, per lasciar posto ad uno steccato in legno scuro o ad una grande cancellata piena di frivoli ghirigori in ferro battuto.
Con quel casale non più abbandonato potrei procrastinare la strampalata idea delle tre case e non sentirne la mancanza (per un po’). Poi in periodi un po’ rammendati come questi mi sembrerebbe sempre di aver con me un pezzo d’estate a portata di mano, un pezzo d’estate da scartare e gustare a piacimento, come una caramella nelle tasche. Un pezzo d’estate che riluce nell’oro dei campi che lo circondano e tra i coppi affollati di nidi sul suo tetto. Immagino le sue camere spaziose e i soffitti alti con le travi in legno, un piccolo orto accanto al capanno degli attrezzi e pochi alberi da frutto, qualche pesco, un fico e delle pere, eppur son certa che a prenderlo così, com’è adesso, scalderebbe come un abbraccio anche il più rigido degli inverni.
Ma l’estate qui non è ancora finita e i giorni trascorrono lenti, senza troppo baccano o inutili frenesie. Nell’irreale silenzio di questa metropoli il tempo ha iniziato finalmente a respirare piano mentre sulle mura abbandonate di questo casale si alternano i riflessi di una luce afosa e accecante a mezzogiorno e poi morbida e rosata al tramonto. Rimarrei lì per ore a contemplarla, mentre passo con la mia auto lì vicino, rallento e penso che, in fondo, nell’oggetto amiamo quel che vi mettiamo di noi (Luigi Pirandello).
Tovaglietta americana color ocra e cucchiaino dosatore by Wazars Store
RECIPE
(dosi per una brocca da 500 ml)
0,5 l litri di vino rosso
25 ml di Rhum
il succo di un limone bio
2 pesche noci (o due percoche, io scelgo sempre pesche molto dolci)
1 rametto di menta
2 bastoncini di cannella
4 chiodi di garofano
1 baccello di vaniglia
60 gr di zucchero di canna
ghiaccio a piacimento
Versate il vino rosso nella brocca e unitevi lasciandoli dentro un infusore da thè, i chiodi di garofano, la cannella, i semi della vaniglia e qualche fogliolina di menta. Spremete un limone e filtratene il succo, tenendolo da parte. Lavate le pesche, tagliatele e piccoli dadini e mettetele a macerare per qualche minuto insieme allo zucchero e a due cucchiai di succo di limone. Trascorso il tempo, versate la frutta zuccherata nella brocca col vino, unite altri due cucchiai di succo di limone e tutto il rhum. Mescolate bene e coprite con pellicola. Lasciate riposare in frigo per tutta la notte o almeno 5/6 ore. Servite unendo quanche cubetto di ghiaccio e altra menta per decorare.
L’estasi e la contemplazione lasciano senza parole …. Mi unisco leggera a questo sogno, che ogni casale abbandonato d’Italia venga accudito e curato da chi ne rispetta il cuore e la storia che racconta;)
Paola bella mia, vedi che bel sogno possiamo condividere insieme? E pensa ch’io vorrei farlo anche per le vecchie stazioni abbandonate!
Ad ogni modo con altrettanta leggerezza ti abbraccio e saluto.
ciao Debora, passo di qui per la prima volta, ti ho “individuata” solo qualche giorno fa, grazie al gruppo di Monique. mi piace moltissimo questo post, a tratti mi sembra quasi che avrei potuto scriverlo io…non così bene, ovviamente 🙂
E’ un piacere averti scoperta, le tue foto sono davvero bellissime! come potevi pensare il contrario? Ho appena letto il tuo post sul gruppo e mi ha fatto riflettere, è un periodo che sono molto insoddisfatta delle mie foto, mi sembra che vada sempre peggio e non faccio che studiare quelle che ritengo belle immagini cercando di capire dove sbaglio. Ma hai ragione, questa insoddisfazione perenne dovrebbe essere un sereno stimolo e non un’amara frustrazione!
Ho scritto, anche troppo, ma ho avvertito una comunanza di sentire che mi ha fatto venire le parole.
Un caro saluto.
Alice
Ciao Alice. Ovviamente è un gran piacere conoscerti e accoglierti qui, in questo angolo tutto mio. Sono felice che parole e foto ti abbiano emozionato…ogni volta che scrivo o scatto cerco sempre di trasmettere qualcosa e questo è il mio piccolo segreto dare sempre il meglio. O almeno provarci. Verrò presto a trovarti perché sono certa che sarà un reciproco piacere. Un abbraccio
abitare un vecchio casale pieno di anima e riportarlo a nuova vita è uno dei mie grandi sogni che chissà mei se riuscirò a realizzare, forse…. se un giorno diverrò molto ricca, chissà. Nel frattempo sogno, sogno una pausa all’ombra di un pergolato a sorseggiare sangria insieme a te. <3
Sogniamo insieme cara Lara. chè forse con più TESTE E PIù INTENSITà I SOGNI RIUSCIRANNO A REALIZZARSI. Poi difficile non farlo in questo periodo dell’anno quando tutto sembra così leggero, colorato, dolce….una bela Sangrìa è proprio quello che ci vuole per inebriarsi di sogni e sarebbe un vero peccato non condividerla con persone speciali come te….Quindi ti aspetto, quando vuoi….
Ho letto il tuo incipit, tutto d’un fiato, ma con lentezza, come il tempo della tua Estate. Ho riletto, ancora più lentamente, per gustare i più piccoli particolari, le più colorate immagini di albe e tramonti, le varie nuance di mura alberi e arsura dei campi, ho rivisto nella mia immaginazione tutti i quadri descrittivi di questo tuo meraviglioso sogno, ma poi, alla vista delle tue foto del casolare, è come se mi fossi svegliato ed ho preso coscienza che a sognare non eri tu, bensì io, affascinato dalle tangibili sensazioni che provavo man mano che leggevo.
Pirandello ha ragione, il tuo casolare, solitario, inabitato e abbandonato ha ripreso la sua vita, i suoi colori, il suo calore di fascino e attrattiva e, seguendo il tuo dolce sentire,che ha ridato vita alla costruzione, mi hai trascinato con te, facendomi vivere, sognando, i suggestivi momenti di grande fantasia che inonda questo tuo meraviglioso prologo.
Che dire quando si è senza parole, in che modo esprimere il proprio stato d’animo, come ringraziarti per questa onirica visione che ha deliziato il mio pomeriggio di una calda giornata estiva, se non con un semplice GRAZIE, carissima Debora!!
Grazie a te, carissimo Francesco. Sempre speciale nei tuoi commenti.