A Natale è tutta una questione di stelle …
…. e baci sotto il vischio.
Anche quest’anno siamo giunti al Natale. Così la scorsa settimana, l’insegnante di antireligione, come la chiamiamo noi per ironizzare su certe attitudini di famiglia, ha domandato al Vichingo, perché in casa nostra si facesse il presepe nonostante la nota e tramandata antireligiosità di famiglia. Il mio piccolo guerriero, del tutto impreparato ad una domanda del genere, l’ha, naturalmente, rigirata a me, proprio quando con la sua stessa impreparazione mi accingevo a fronteggiare anche questo clima natalizio. Confesso che, per rispondere a quella domanda e a tutte quelle che ogni anno mi pongo sul mio Natale, mi ci è voluto un po’ … E credetemi che non è una questione di mode, né di cinismo, per lo meno non più di tanto. È semplicemente tutta una questione di stelle.
Certo dobbiamo sembrare stravaganti e incoerenti noi: così lontani dai luoghi di culto e dalle sane e cristiane abitudini, eppur con un presepe tutto natalizio dentro casa. E mica un presepe qualunque. Un presepe con tutti i crismi: tanti personaggi decorati a mano, una stalla, un antico mulino, le case in terracotta e qualche piccolo focolare che al buio brilla come una fiaccola vera. E poi il bue e l’asinello, Giuseppe, Maria e tutta la magia dei re d’Oriente. C’è perfino una stella cadente nel nostro presepe.
Ecco, il nostro presepe è proprio così, come vorrebbe la tradizione. Come in fondo lo avrebbe preparato lui – il mio babbo – al quale devo la voglia e l’entusiasmo con cui ogni anno, mi accingo ad allestirlo, nonostante il Natale e l’antireligiosità che mi porto dentro. Già perché forse, più che nell’umana necessità di un Padre, credo nell’umano bisogno di tramandare; più che nell’umana debolezza di Adamo, credo nella forza delle nostre radici, dei legami terreni e familiari e di tutte le loro tradizioni. E quando con il Natale sarebbe davvero tutto più facile se riuscissi a credere in una vita nell’aldilà così da fronteggiare l’amara e pungente malinconia di una famiglia riunita ma con grandi e incolmabili assenze, scelgo invece di percorrere laicamente la strada più difficile, ecco, è in quel frangente che a me stessa rispondo: è meglio così! È meglio cercare, le risposte, nelle stelle. E se proprio devo immaginarmi un altrove, preferisco alzare gli occhi al cielo e nelle sue costellazioni, nel suo firmamento ritrovare chi cerco: tra supernove e comete, a brillare di luce propria, per un numero tale di anni da far invidia alla vita eterna, tra la scia luminescente di una galassia e la vertigine di un buco nero. E nel momento in cui mi manca di più, mio padre, a Natale appunto, continuare a credere che in fondo sia solo tutta una questione di stelle….
… e di baci sotto il vischio.
Di tradizioni insomma, e di famiglia, e di legami, di quelli veri, importanti, per i quali il Natale acquista un senso, così da poter rispondere con appropriatezza e senza indugio anche alle domande impertinenti dell’insegnante di antireligione.
Eccoci qui quindi: un nuova festa in arrivo e tante stelle nelle tasche e nei pensieri per conquistarla. Un intero cosmo di piccole e grandi forme puntute che illuminano di profumo e riflessioni queste giornate, sparpagliate un po’ dovunque e cadute come pioggia di meteore anche qui, tra queste pagine. Molte sono finite in dono tra le mani di persone a cui tengo, qualcuna è stata morsa ancora calda e fragrante, qualcun’altra è arrivata con fiocco e sacchetto. Alcune stelle si sono posate sull’albero, come fiocchi bianchi di neve; altre, le più care, sono rimaste imbrigliate tra i miei battiti e i ricordi, bellissimi di tanti Natali passati (a fare il presepe). E se è vero dunque che a Natale è tutta una questione di stelle e baci sotto il vischio e tradizioni da tenere in vita il mio dono più sincero non poteva che essere una stella, in brioche o biscotto… questo lascio sceglierlo a voi. Qui le trovate entrambe, mentre ai baci, ovviamente, ci pensate da soli!!
Buon Natale dunque a tutti voi e a tutte le vostre stelle più care: che vi siano strette e vicine sempre, soprattutto quelle che, ormai, son diventate le più lontane.
250 g di farina Manitoba
250 g di farina 0
100 g di burro a temperatura ambiente
60 g di zucchero
2 uova
10 g di sale
130 ml di latte tiepido
12 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaino di malto d’orzo
1 vasetto di confettura ai frutti di bosco
Per decorare
1 tuorlo + 2 cucchiai di latte
zucchero a velo q.b.
Sciogliete il lievito di birra fresco nel latte tiepido e mescolate bene. In una ciotola unite le due farine setacciate, lo zucchero, il sale e il malto d’orzo e mescolate bene con una paletta di legno per amalgamare gli ingredienti. Unite a questo punto il latte con il lievito e iniziate a impastare. Unite un uovo alla volta, avendo cura di aggiungerlo solo dopo che l’impasto lo avrà ben assorbito. Unite alla fine il burro a temperatura ambiente. Impastate a lungo con le mani o con i ganci per almeno 10 minuti. Lasciate riposto in una ciotola, coprite con pellicola e riponete nel forno appena spento a 30 gradi lasciando lievitare fino al raddoppio. Tirate fuori, sgonfiate l’impasto e dividete in 4 parti. Stendete ciascuna parte con il mattarello ottenendo 4 dischi sottile di circa 30/40 cm di diametro. Spalmate la confettura sul primo disco, coprite col secondo, spalmate di nuovo con la confettura, ricoprite con il terzo, rispalmate con la confettura e chiudete coprendo con il quarto disco. Posizionate un bicchiere capovolto al centro e dividete i dischi sovrapposti prima in 4/4, poi in ottavi e alla fine in sedicesimi. Prendete con le mani a due a due gli spicchi così ottenuti e rigirate l’impasto su se stesso andando a unire alla fine i due lembi. Procedete formando una stella. Togliete il bicchiere e lasciate lievitare ancora per almeno un ora. Spennellate con latte e tuorlo mescolati bene, poi infornate a 180° in modalità ventilata. Tirate fuori appena la superficie sarà dorata. Servite subito spolverando con zucchero a velo.
Carissima Debora,
oggi non potevano mancare le mie considerazioni, che, pur tra lacrime e tristezza, confermano la mia stessa difficoltà tua. Usando la tua terminologia anche io vivo di antireligione, ma io direi meglio, almeno per me, di un mio anticlericalismo.
Mi hai commosso ed anche profondamente tutto ciò che hai scritto su questa festa in arrivo.
Mi hai commosso per la tua squisita sensibilità, per quella dolcezza, nel tuo narrare, che mi coinvolge emotivamente, nei tuoi ricordi che somigliano molto anche ai miei, nel tuo alzare lo sguardo al cielo e “nelle sue costellazioni, nel suo firmamento ritrovare chi cerco: tra supernove e comete, a brillare di luce propria, per un numero tale di anni da far invidia alla vita eterna, tra la scia luminescente di una galassia e la vertigine di un buco nero”.
Non possiamo, però, trascurare quelle tradizioni che non sono solo stelle e baci sotto il vischio, ma anche il presepe, bello o brutto, magico o inutile, realistico o fantasioso, antico o moderno, e non possiamo eliminarlo proprio perché ci è stato donato da una di quelle stelle che ora brilla in quel cielo notturno e della quale sentiamo tanto la mancanza.
E’, per me, questo stato d’animo, questo legame per le persone, amate per un’intera vita che crea la suggestione del Natale, soprattutto per quei “legami, di quelli veri, importanti, per i quali il Natale acquista un senso”.
Ora io non sono una stella importante, tuttavia mi sento di inviare a te e a tutta la tua famiglia dolcissimi auguri… e che, accanto al presepe o sotto il vischio, possiate trovare momenti speciali, persone speciali, sogni da realizzare e che questa meravigliosa festa possa portare nella tua casa, gioia, serenità, pace e un po’ di felicità in questi giorni d’amore stellato.
Ricorda: solo l’amore resta e fa eterno il tempo che passa rapido!
BUON NATALE!
Nessuna stella è poco importante!!…. Buon Natale, di cuore anche a te e a tutte le persone che ami.