Questa è la storia strampalata delle parole buffe e desuete, che un giorno, stanche di rimanere inespresse e impolverate tra le pagine ingiallite di un vecchio vocaboliere, decisero di uscire allo scoperto e farsi sentire dal mondo intero.
Il primo ad avere l’idea fu il Sig. Randello: d’animo litigioso e combattivo, scalpitava di colpire a destra e manca chi non si curava più di nominarlo, ma come tutti gli attaccabrighe era poco coraggioso e così fece un balzo alla pagina di Smargiasso e poi a quella di Gaglioffo per cercare valido sostegno e protezione. Gaglioffo s’era un po’ imbolsito nel tempo, ma di dar battaglia non vedeva l’ora e Smargiasso, così tronfio di suo, si mise subito alla guida della banda.
“Voleremo via di qui e faremo un tal baccano, che finiremo sulla bocca di tutti!!” disse.
“Ben detto” rispose Randello “Una Sarabanda tale che nessuno potrà più dimenticarsi di noi”
“Io vado a chiamar Sacripante e voi spargete la voce tra le altre pagine! Chiamate tutti a raccolta: e mi raccomando niente pivellini e pivelline tra noi. Solo parole d’un certo rango e vetustà!”
E fu così che le Sig.re Favella e Pulzella, si ritrovarono insieme ad Ananasso, Sberleffo e Taccuino a dar man forte a quella banda di vocaboli ribelli. Si unirono Panzana, Orpello e Sigaligno e di gran corsa arrivò Stocastico, certamente stufo d’esser scambiato per una parolaccia. Di pagina in pagina, tra lemmi e definizioni, venne su un gran Parapiglia di rivoltosi, pronti a farsi risentire dall’umanità intera. C’erano proprio tutte le parole più desuete: Uopo e Anglotto, Perdindirindina – che sì, non era proprio un vocabolo, ma nessuno riusciva a scriverla separata e quindi era come se lo fosse – ed ella si portò dietro pure Opperdincibacco e poi ancora, Tarpano e Gincana, Mappina e Bugigattolo, Malmostoso, Pantagruelico, Precipuo, Callaia, Detrimento e l’antipaticissima Diatriba. Ciarpame e Canglore e tante altre ancora, tutte capeggiate da Smargiasso, Gaglioffo, Randello e dalla Cricca di Sacripante, con Manigoldo, Furfante, Ribaldo e il giovane Mascalzone.
Appena furono fuori da quel vecchio vocaboliere impolverato, iniziarono la loro battaglia insinuandosi di nascosto e all’insaputa nei discorsi della gente. I più coraggiosi, come Randello e Smargiasso avevano perfino architettato un astuto piano per assediare le tastiere di personal computer, telefonini e tablet, ignari però che un ente dalla forza sovrumana, appena riconosciuti, li avrebbe completamente stravolti, camuffati e – orrore – perfino riscritti! Aveva un nome che la diceva lunga: tale Ti, Ti Nove. Ma anche alle altre parole non andò meglio. Le persone oramai ignoravano anche i termini che loro stessi ritenevano giovani e d’uso comune. Il linguaggio della gente era una gran Babele di parole irriconoscibili: ti amo era stato sostituito da ti lovvo, muoio era diventato muoro, cacciare bannare, legare linkare, chiaccherare chattare e così via … Di bocca in bocca, di discorso in discorso non si riusciva a trovare un filo logico, un dialogo sensato, un fraseggio degno della loro esistenza. Capirono che toccava rincasare al più presto con le pive nel sacco: in fondo quel vecchio vocaboliere lì, anche se ingiallito e impolverato, li aveva custoditi con cura e premura, lontani da certe stranezze della lingua italiana. E lì ognuno era in grado di riconoscere l’altro. Tornarono così mesti mesti, ciascuno al proprio posto, accanto a quella definizione che per tanti anni li aveva accettati, accuditi e rappresentati con la propria identità.
Il loro rientro fu piuttosto movimentato, perchè tante parole insieme, seppur desuete, fanno un gran baccano anche a volersene tornare al proprio posto. Il vocaboliere si aprì, tossendo e bofonchiando qualcosa mentre le pagine si sfogliavano e le righe rimaste bianche si riempivano nuovamente. Ma con tutto quel trambusto, quel vecchio volume scuro rilegato a mano, in bilico sull’ultimo ripiano di un’ enorme libreria, fu talmente scombussolato e frastornato che perse l’equilibrio e cadde giù, sul tavolo al piano di sotto. Finì spalancato alla lettera R, con il Sig. Randello in bella vista sulla sua pagina un po’ logora e stropicciata. Cadde aperto accanto ad una tazza di caffè bollente, tra un piattino ricolmo di brownies al cioccolato e la mano della padrona di casa.
Sorpresa, Lei lo prese. Lesse la prima definizione, ridendo di gusto perchè Randello l’aveva sempre fatta sorridere, poi lentamente e con interesse, mentre finiva di gustarsi il proprio caffè, iniziò a sfogliare quel vecchio vacaboliere…
RECIPE
(dosi per uno stampo rettangolare di 22 x 20 cm)
200 g di cioccolato fondente
125 g di burro di alta qualità
2 uova grandi
150 g di zucchero di canna chiaro
150 g di farina 00
125 g di frutti di bosco
30 g di lamponi
1 cucchiaino di aroma al rum
1 pizzico di sale
Spezzettate il cioccolato fondente e fatelo sciogliere a bagnomaria insieme al burro a fiamma dolce, mescolate fino ad ottenere una pasta liscia. Preriscaldate il forno a 180° in modalità statica. In una terrina, battete con le fruste elettriche le uova con lo zucchero, l’aroma al rum e il pizzico di sale, fino a quando non avrete un composto spumoso e chiaro. Incorporate il cioccolato fuso, mescolate, dolcemente e poi poco a poco aggiungete la farina setacciata. Per ultimo aggiungete i frutti di bosco. Versate il tutto in uno stampo rettangolare imburrato e infarinato e stendete il composto in maniera omogenea livellandolo con una spatola. Decorate la superficie con i lamponi, poi infornate per 35 minuti e fate raffreddare su una griglia. Sformate e tagliate a quadretti per servire.
NB. Non cuocete i brownies per più del tempo indicato perchè il loro interno deve rimanere molto morbido al centro.
Deb sei bravissima davvero! il racconto è molto piacevole.. ne cerco altri sul tuo favoloso blog!
eccomi qua!Mi era sfuggita la tua bella storia e mi fa piacere che le nostre storie nascono dallo stesso amore per le parole!Proprio un bel incontro!Adoro i lamponi con il cioccolato!
Ciao Laura…infatti anch’io quado ho letto il tuo post sono stata piacevolmente sorpresa della nostra affinità di idee. Anche per me è stato proprio un bell’incontro
Godibilissimo racconto. Ne voglio un altro
Debora, ma sei troppo brava!!! Abbiamo tentennato un po’ prima di capire che questo racconto non fosse di qualche grande scrittore italiano, ma il tuo, è un piccolo capolavoro, complimenti di cuore!
Questi brownies ai lamponi sono bellissimi, il cioccolato con i lamponi è la morte sua 🙂
Un abbraccio!!
“Ahahahah….non esageriamo ragazze!!
felicissima comunque di avervi avuto qui!
Purtroppo ho usato e uso ancora molti di questi vocaboli…segnale che non sono più una pivellina: mesta mesta, mi ritiro nelle mie stanze…
Mesta mesta, ma non troppo, come vedi, ti faccio compagnia anch’io….
baci Trèsor