Ognuno lascia la sua impronta nel luogo che sente appartenergli di più.
Haruki Murakami
Ogni tanto mi concedo il lusso di impugnare una penna e scrivere su carta. Mi piace la sensazione leggera con cui la sfera scorre tra le increspature del foglio. Mi diverte seguire con lo sguardo le volute della mia stessa grafia pensando forse di aver lasciato qualche traccia: che sia anche un solo semplice scarabocchio su quel foglio a quadretti che finirà accartocciato.
Delle orme invece ho sempre ammirato la facilità con cui la materia le plasma sotto il proprio peso: un piede che affonda pieno sulla sabbia non del tutto bagnata; le pieghe del cuscino che si stampano sulla guancia, un dito che si trascina sui vetri appannati o il disegno geometrico degli stivali da pioggia, mezzo tagliato, su una pozzanghera secca. Sembra quasi che ogni cosa, anche la più piccola ed infinitesimale sia lì per lasciare una traccia, per farsi vedere.
Ma in fondo questo è un po’ quello che vogliamo tutti. Influencer e non, ognuno di noi brama di lasciare il proprio segno, la propria impronta, ognuno anela a farsi notare, a distinguersi. Così spesso nell’irresponsabile corsa ad emergere tra la folla, si finisce con l’omologarsi ad essa, cancellando come lacrime nella pioggia quello che faticosamente si è cercato di far notare, di mettere in risalto dal piattume generale.
Personalmente scelgo di rimanere dietro le quinte. I palchi non sono mai stati un luogo giusto per me. Alla continua messa in scena della quotidianità, preferisco l’ombra; al raccontar storie preferisco il silenzio, anche quello delle fotografie, alle chiacchere di paese la quiete delle mura domestiche. Se esiste un luogo che mi appartenga, l’unico forse in cui ritenga importante lasciare una traccia è nella memoria delle persone a me care e nei loro palati.
Essere ricordata per un sorriso, un gesto inaspettato o il gusto di una ricetta particolarmente riuscita. Lasciare impronte che siano buone, come quelle di un dito sulla frolla morbida di certi biscotti, nella mia versione dei Thumbprint. Lasciare tracce che possano essere stampate e un giorno ingiallire per poi far sorridere dicendo: guarda qui come eri… coi capelli rossi d’autunno e di foglie e un biscotto, come sempre, in mano.
RICETTA
dosi per circa 40 biscotti
Ricetta liberamente tratta e interpretata dal libro di il libro di Barbara, Facciamo colazione? edito da Gribaudo
300 g di farina di grano saraceno
180 g di farina di mandorle
180 ml di sciroppo d’acero
125 ml di olio di semi di mais
1 barattolo di latte condensato
3/4 cucchiai di zucchero di canna
Preparate il dulche de leche: mettete a bollire per 40 minuti la latina di latte condensato in una pentola dai bordi alti piena d’acqua naturale. Assicuratevi che il barattolo sia completamente coperto d’acqua e lasciate a mollo per 40 minuti dal bollore dell’acqua. Trascorso il tempo fate riposare, poi aprite e fate raffreddare. In una ciotola unite le due farine setacciate e mescolate brevemente per amalgamare. Create un vuoto al centro e unite a filo prima lo sciroppo d’acero e poi l’olio di semi, mescolate velocemente incorporando le due farine ed ottenendo così un composto molto friabile e sabbioso. Prelevatene poco alla volta, compattate con le mani e arrotolate a pallina, passate nello zucchero di canna, poi disponete in ordine su una leccarda foderata di carta forno. Quando avrete terminato, con un pollice schiacciate il centro di ogni pallina creando un incavo per il dulche de leche. Riempite ogni biscotto con la confettura di latte ormai fredda e fate riposare per circa 30 minuti. Preriscaldate il forno a 160°, poi infornate e cuocete per massimo 15 minuti, non andate oltre con la cottura perché potrebbero risultare troppo duri. Sfornate, fate raffreddare su gratella e poi gustate.
Eppure sei così brava a raccontare storie…
Lara!! Che bello sentirti!! Sai una cosa? Se è delle stesse “storie” che intendo io che tu mi lodi, te ne ringrazio, di cuore, e mi rendi felice. D’altre “storie”, più plateali e social invece, è un bene ch’io non sappia farne! Ma in cuor mio so bene che ci siamo ben intese. Ti abbraccio forte Deb
Condivido ogni tua parola, scrivi e fotografi divinamente, da trovo sempre quell’incanto, quella raffinatezza e quella passione che raramente trovo altrove. Deliziosi i tuoi biscotti. Buon inizio settimana ❤️
Ketty cara, di parole come queste vorrei averne piene le tasche, in modo da tirarle fuori e leggerle nei momenti di sconforto e tristezza, quando penso di non esser capace a ottenere quel che voglio o spero di comunicare.
Con te e le tue dediche avrei tasche piene di sostegno e affetto sincero. Grazie