BISCOTTI LEGGERI CON NOCCIOLE E FRUTTI ROSSI

Quando sarò grande…

È passato del tempo prima che, da adolescente, comprendessi che il mio destino era quello di fare l’architetto. Da piccola, non appena presa la matita in mano, le ho desiderate tutte e tutte erano accomunate da velleità creative ed artistiche. Poi un giorno, appurato che la stilista o la disegnatrice non sarebbero andate bene, sono giunta alla scelta che mi vede per quella che sono e che mi ha regalato più soddisfazioni in termini di inventiva e creatività. Ma fare l’architetto, ahimè, porta con sè anche un grande svantaggio.

Studiare, documentarsi, passare le proprie giornate a immaginare e creare ambienti e luoghi bellissimi, fa venire un’acquolina in bocca tale che difficilmente ci si riesce a saziare. Un po’ perchè, la maggior parte delle volte, quello che con tanta attenzione e cura ti sei figurato subisce vere e proprie mutazioni genetiche nelle mani di alcuni clienti, un po’ perchè le possibilità che facoltà e facoltosità del proprio interlocutore ti permettano di realizzare quanto ideato, sono rare e uniche. Ti capita una volta, non ti capità più.

E poi…Quant’è vero il detto che vede il calzolaio far le scarpe a tutti, tranne che a sé stesso!!

Così ho preso una decisione ferma e irremovibile: quando sarò grande, o meglio vecchia, trascorrerò gli ultimi anni della mia esistenza in tre luoghi diversi, con rispettive dimore realizzate nel tempo e con calma, a propria (la mia) immagine e somiglianza. È così che mi vedo, da grande, tra molti anni e con tanti fili d’argento:

In una casa in campagna, per l’autunno e la primavera. Spersa tra valli sinuose e dolci declivi, tutta interamente costruita in pietra, con solai in legno e tavelle. Un lungo, lunghissimo viale sterrato orlato su entrambi i lati da altissimi cipressi condurrà alla magione. Ci saranno vecchie madie riempite di ceramiche e porcellane spaiate, un camino enorme in cui scaldarsi ai primi freddi ed una grande cucina piena di tegami e padelle in rame, appese per ogni dove. Ci sarà una grossa pompa e lunga, in giardino, con cui rincorrere per innaffiarli la ciurma di nipoti che corrono scalzi sull’aia ed un lunghissimo asse in legno scuro, perimetrato da tante sedie tutte diverse, al quale la campagna limitrofa si riunirà per il pranzo della domenica. Ci saranno otri straripanti erbe aromatiche e poltrone in vimini con pile di cuscini di cotone. Ci saranno letti in ferro battuto, una vecchia Graziella e pochi pezzi d’arredo, severi e dignitosi nella loro vetustà. E ci sarà una grande quercia su una collina poco distante, con un ceppo ai suoi piedi, dove potrò sedermi mirando interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete.

Nel piccolo appartamento per l’inverno, che sarà a Parigi.  Il mio pied-à-terre per godere lo stretto necessario di mondanità e cultura ed invecchiare bene con gli amici più cari. Già mi figuro, paletot color ruggine, baguette calda e quotidiano sotto braccio, mentre mi aggiro tra i vicoli dell’Île de la Cité alla ricerca di qualche buon libro da leggere, felice di confondermi tra la gente. L’appartamento sarà piccolissimo, lo stretto indispensabile, ma due cose non mancheranno: un grande bow window nella sala principale e una microscopica chiostrina adibita a serra sulla quale il primo dovrà affacciarsi. Il bow window con le sue luminose vetrate, racchiuderà una panca imbottita di velluto verde cupo. Alle spalle solo librerie altissime, traboccanti volumi e un vecchi dischi. Lì aspetterò gli inverni passare, le ginocchia rannicchiate, una coperta di lana e lo sguardo rivolto alla serra, all’affastellarsi sconnesso e disordinato delle sue piante, sulle quali, con solenne silenzio, cadrà la neve.

L’estate infine, tornerò alla mia amata terra, in una casa dalle mura d’un bianco abbagliante, proprio lì a due passi dalle spiagge nere e desolate delle Eolie. Tornerò al mio mare, blu e profondissimo e a lui mi affaccerò con una grande terrazza di chianche. Ci saranno lenzuola di lino stese sulla brezza marina e qualche tendaggio dove trovare ristoro nelle ore più calde. Regnerà il bianco e la paglia. Un grande albero di limoni veglierà sull’ingresso alla dimora sfiorando con i suoi rami le imposte in legno laccate di blu. Una solitaria doccia arrugginita, stuoie e kaftani colorati sulle sedute in muratura ed un tappeto di maioliche di Vietri a guidare tra le stanze, disposte all’antica, una dopo l’altra, fino alla grande cucina e poi al mare. Ci sarà un cancelletto, sempre aperto. che porta alla sabbia e una vecchia barca in legno arenata, riempita di cuscini, per sdraiarsi la sera a conversar con le stelle.

Non so quali di questi tre sogni la vecchiaia vorrà regalarmi. Ci rimugino spesso, davanti a un bicchiere di latte caldo e una pila di biscotti fatti in casa.

Canovaccio, ciotola piccola e vassoio rettangolare sponsored by TINEKHOME (distribuzione italiana Amlivingstudio )

RECIPE

(dosi per circa 50/60 biscotti)

160 g di farina 00 biologica

30 g di amido di mais

50 g di farina di nocciole

50 g di zucchero di canna muscovado

70 ml di olio di oliva delicato

70 ml di marsala

50 g di frutti di bosco disidratati

8 g di lievito

1 pizzico di pepe

In una ciotola unite gli elementi secchi: lo zucchero muscovado, la farina setacciata, l’amido, la farina di nocciole (se la fate voi tritate molto finemente le nocciole, stando attenti alle dita e al minipimer), il lievito per dolci e il pizzico di sale. Su un tagliere riducete in pezzetti piccoli i frutti rossi disidratati e poi uniteli al resto. Aggiungete l’olio e il marsala e impastate il tutto velocemente fino ad ottenere un panetto compatto. Avvolgetelo nella pellicola e riponete in frigo per un paio d’ore. Stendete la frolla tra un foglio di carta da forno per base ed un foglio di pellicola (questo vi aiuterà ad avere una superficie dei biscotti più liscia e regolare) assicurandovi di avere uno spessore di circa 3/4 mm. Utilizzando poi un coppapasta ritagliate i biscotti delle forme che più vi piacciono. Preriscaldate il forno a 160° e cuocete i biscotti per 10/15 minuti fino a quando non si sarà colorata la superficie.

14 Comments

  1. […] quel casale non più abbandonato potrei procrastinare la strampalata idea delle tre case e non sentirne la mancanza (per un po’). Poi in periodi un po’ rammendati come questi […]

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  2. mimma e marta 19 Aprile 2017

    oh Ma che bello!!anch’io voglio avere tre case negli stessi luoghi tuoi <3 e poi magari ci facciamo un te con questi golosi biscotti che sembrano fatti proprio per noi 😛
    Un bacio forte forte, Mimma

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    • debora 20 Aprile 2017

      Eh ma cara Mimma, tu la ma amata terra ce l’hai a portata di mano!! Io ne ho una tale nostalgia….A ogni modo, sì, hai ragione, questi biscotti sono perfetti per voi. Con o senza io vi aspetterò nelle mie tre case.

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  3. […] io, questo Inverno, non sono ancora disposta a lasciarmelo alle spalle. Forse se vivessi nella casa dei miei sogni, se riuscissi ad avere un contatto più schietto e diretto con la terra, potrei […]

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  4. Avevo davvero bisogno di sognare stasera e sono venuta nel posto giusto.

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    • Debora 29 Marzo 2017

      Bello saperti sognatrice tra le mie parole e le mie foto…Quando vuoi sono qui, a portata di sogno.

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  5. Hus Band 21 Marzo 2017

    Dice il saggio: Se vuoi tre case, cambia lavoro e comincia a guadagnare.

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    • debora 22 Marzo 2017

      Risponde la saggia: se vuoi tre case, marito ricco e facoltoso devi avere.

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  6. Francesco 17 Marzo 2017

    Io arrivo come terzo ospite e, ti dirò, sono felice perché mi tocca la casa alle eolie, affacciata sul mare blu di Lipari. Sarò un ottimo custode di questa tua proprietà, la terrò pulita, in ordine e i letti fatti con delle bianche profumate lenzuola.Quando tu arriverai io, mi stabilirò sulla spiaggia, ascolterò la voce di quello splendido ondeggiare e, disteso continuerò a parlare con le stelle, riprendendo il discorso che, eventualmente, tu abbia lasciato in sospeso!! Per mangiare avrò i tuoi dolci biscotti e niente altro mi servirà.

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    • debora 18 Marzo 2017

      Sai Francesco sono ancora indecisa se costruirla a Lipari o a Vulcano e a Salina….ma tanto per te fa lo stesso vero? La dispensa piena di cose buone te la lascerie comunque.
      Un abbraccio

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  7. Lara 17 Marzo 2017

    Io mi occupo del primo, la magione la facciamo grande abbastanza per tutti e io mi ci stabilisco in pianta stabile così la tengo bene anche quando tu te ne stai a Parigi. Se il posto ti aggrada la farei sulle colline Asolane, tra ulivi e vitigni a prosecco, in un luogo in cui l’autunno (mia stagione preferita) canta il suo splendore in modi che l’occhio non si stanca mai di ammirare. Per il resto tengo la tua descrizione su tutto. Allungami un biscotto che continuo a sognare

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    • debora 18 Marzo 2017

      Va bene Lara, affare fatto. In fondo il mio intento non è quello di finire a fare l’eremita, ma di circondarmi delle persone care in un luogo che sia veramente bello, confortevole e che sappia veramente di casa e mi tolga dallo stress e dalle “abberrazioni” cittadine. E poi con un ospite come te, come potrei mai dire di no?? Sarebbe proprio un bel sogno…

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  8. Monique 17 Marzo 2017

    Sai, anche io ho deciso con fermezza che quando sarò vecchia andrò a dimorare in tre case.
    le tue.
    Solo che resto fissa in quella del sud. a parigi vengo solo a fare i festini tra bow-window e cucinotto e in campagna vengo per un paio di giorni, giusto per respirare aria buona. Ma me ne parto prima che accendi il camino. Sarà bellissimo avermi come ospite parassita, vedrai!

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    • debora 18 Marzo 2017

      Ahahahahh…mettiamola così: sarei lusinganta e felice di avere un parassita come te in giro per le mie case, ma per come intravedo io, il finale di questa storia, tu diventi più ricca e famosa di me, in molto meno tempo: finisce che le case le faccio io a te! E tutte al Sud.
      Baci bedduzza

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