TAGLIATELLE AL FARRO, CON CECI, SALVIA E OLIO NOVELLO

Quando pensi di essere arrivato è invece proprio da quel punto che devi ricominciare …

Questa cosa qui pare l’abbia detta P. Bocuse. Forse non con le stesse parole, ma il concetto era proprio quello. Forse anch’io non l’ho mai espressa in questi termini, ma so bene di aver avuto la certezza di questo stesso concetto ben dentro di me. E qualora non l’avessi mai avuta o pensata, è intervenuta la vita a ricordarmela.

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CINNAMON KNOTS. DI GHIRLANDE, NODI ED ALTRI INTRECCI

L’amore è scambio di abbracci affondati, un bisogno di nodo.
(Erri De Luca)

Qualcuno dice che mi prudano le mani. Qualcun’altro afferma ch’io non riesca a stare ferma, che sia sempre in continuo, frenetico, fermento. La verità è che a me piace fare le cose, sopratutto piace farmele da me. Così non appena si concretizza l’occasione di metter mano a costruire qualcosa, eccomi pronta in prima linea a cimentarmi di mio. Ed è per questo che mi è capitato, in questo Dicembre di già agli sgoccioli, di rimanere indaffarata a realizzare nodi e intrecci di ogni sorta.

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TORTA TENERINA CON RICOTTA FRESCA E AMARETTI

Finalmente lungo i nostri viali, è arrivato il giallo.

Mentre noi ci affanniamo ad anticipare ed affrettare tempi e ricorrenze in tutto e per tutto, la natura ultimamente sembra incedere con passo lento e grave, arrivando tardi ad ogni suo appuntamento. All’estate lunga e afosa è seguito un autunno strano, pieno di foglie rigogliose e verdi che sembravano non voler abbandonare i propri rami. La pioggia e il freddo sono giunti molto tardi, dopo un Ottobre ed un inizio di Novembre ancora molto tiepidi e decisamente strani. Poi finalmente, da qualche giorno, sui nostri viali è ricomparso il giallo.

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TORTELLINI IN BRODO CON RIPIENO DI SPINACI, SPECK E RICOTTA SALATA

I miei racconti tutti (contenuti) in un cucchiaio

Ero ancora seduta a tavola. Il pranzo era finito da poco ed io rigiravo tra le dita un vecchio cucchiaio d’ottone. Lo fissavo apparentemente senza interesse, scrutando l’interno vuoto della sua cavità un po’ cicciotta, e un po’ appuntita, come se avesse potuto, da un momento all’altro, regalarmi la ricetta della vita eterna. I vapori e i profumi del pasto appena concluso invadevano ancora la cucina, mentre dai vetri appannati filtrava la luce del primo pomeriggio. In quella cavità d’ottone, qualche attimo prima c’era stato del buon brodo bollente e una manciata di tortellini fatti in casa, freschi di farina e spianatoia.

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ROSSO DI FOGLIE, ROSSO D’AUTUNNO, ROSSO DELLE MELE DELLA TORTA DI ZIA ELVIRA

[…] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”

Eugenio Montale (Ossi di Seppia)

Le cose della vita ci arrivano piano piano. Salgono su nel silenzio della sera, tra la guancia sul cuscino e gli occhi già chiusi oppure arrivano allo stomaco mentre ti stringi nel cappotto scuro e con la pelle del viso assapori il primo freddo mattutino.  Arrivano.  A volte piano piano.

Le cose della vita ci arrivano addosso col fragore di un temporale improvviso. Investono,  bagnano dalla testa ai piedi, fin nelle ossa; stordiscono come il boato di un tuono, abbagliano di lampi e fulmini e calpestano come foglia bagnata. Arrivano, altre volte invece, con grande rumore.

Ma in fondo, le cose della vita arrivano e basta.

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